A Tempo Rubato – Un racconto a puntate – Episodio 2

«È un modo di prendere per restituire e far sembrare che la musica nasca hic et nunc, in quel preciso istante.» Raffaele Cortesi – Pianista Classico

Chopin è stato un grande esecutore di rubato, ma non è stato lui a inventarlo. Il rubato ha radici molto, molto più antiche, ataviche direi. Fu in qualche modo “codificato” con il canto gregoriano che a sua volta ha tratto ispirazione dalla recitazione intonata delle antiche civiltà orientali e classiche, dal recitativo dei rapsodisti greci e forse dalla salmodia cristiana. Nel XVI secolo viene introdotto in Italia un recitativo che vede un revival delle tradizioni greche e altro non è che lo stilema del rubato. Nel canto, qualcosa di simile al rubato è esistito fin dalle civiltà primitive e nelle interpretazioni popolaresche. Scavando un po’, dunque, sembra quasi che il rubato sia, prima inconsapevolmente poi consciamente, sempre stato utilizzato nelle varie forme impiegate dall’uomo per esprimersi, e trasmettere emozioni.

Anche Chopin, per far capire il rubato ai suoi allievi, accostava la musica alla lingua parlata. «Nel parlato non si usa lo stesso tono di voce per la frase principale e per le secondarie», diceva, «queste ultime vengono lasciate più in ombra. È necessario separare le frasi e affinare e modificare la voce e la rapidità di articolazione per raggiungere l’effetto di libertà di ritmo che il vero rubato trasmette».

In un prezioso articolo in cui mi sono imbattuta per caso, a firma Thomas Fielding, pubblicato nell’aprile del 1953 sulla prestigiosa rivista di musicologia della Oxford University Press, Music and Letters, Fielding scrive che il rubato è l’esercizio della naturale libertà di ritmo e per spiegarlo fa un parallelismo con il ritmo che si può dare al blank verse usato da Shakespeare nel discorso di PorziaThe quality of mercy” da Il mercante di Venezia.

Poi, cercando in rete, ho trovato questa bellissima e illuminante declamazione. Sottotitoli e testo in inglese contemporaneo qui. Rallentamenti e accelerazioni di ritmo conferiscono personalità e rendono molto piacevole l’ascolto di questo testo. Fielding precisa che sarebbe più corretto parlare di alterazione del ritmo che di rubato, nel caso di un testo declamato, ma ascoltarlo rende di certo più facile capire cosa sia il rubato.

«Imagine a tree with its branches swayed by the wind: the stem represents the steady time, the moving leaves are inflections. This is what is meant by Tempo and Tempo rubato.»   Ignacy Jan Paderewski – classical pianist – great interpreter of Chopin, composer, politician and spokesman for Polish independence

Da qui e dalla definizione del maestro Cortesi, che mi ha confessato di essere anche lui un grande esecutore di rubato, il pensiero che il tempo rubato sia in realtà qualcosa di indissolubilmente legato all’uomo, perché necessario all’esercizio della sua umanità e umana specificità e unicità. Ma di questo parlerò nel terzo e ultimo episodio.

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2018-11-05T22:19:10+00:00 5 novembre, 2018|